Vann’antò e i suoi

febbraio 26, 2011

 

 

Vann’Antò e i suoi…..
Reading di poesia – Libero recital dei presenti
in memoria del 50° anniversario della morte di Vann’Antò
a cura di Pippo Di Noto
Libreria Saltatempo

G.B.Odierna n.182

Ragusa, Italy

La libreria Saltatempo ospita un gruppo di poeti e appassionati di poesia per celebrare la figura di Vann’antò nel cinquantenario della morte.

Apre Ciccio Licitra, che declama alcune poesie, tra cui un inno alla libertà di Caterina Cellotti  e una poesia di Buttitta dedicata alla donna.

La preside Simonelli rievoca la conferenza dello scorso novembre tenuta da Roberto Vecchioni a Ragusa.

Laura Contino legge due sue poesie, una in dialetto e una in lingua e Ciccio Schembari alcune sue produzioni in lingua italiana.

Gabriella Rossitto sceglie alcune brevi poesie dialettali tratte da “Russània”.

Il poeta-contadino (come lui stesso ama definirsi) Peppino Burgio declama alcune sue composizioni dialettali, mentre Pippo di Noto propone “Mura a siccu” di Turi Vicari e una poesia di Mimmo Cultrera.

Giovanna Vindigni legge una lirica sui migranti “Armi addannati”, e poi “U suli” e “Du macci i carrua”.

Giovanni Marletta di Chiaramonte recita due sue poesie, una sui giovani d’oggi e una dedicata all’otto marzo.

Conclude Pippo di Noto con una lirica di Vann’Antò e alcune sue poesie tra cui Prologo e Matri.

Ancora una volta grazie all’ospitalità della Saltatempo.

I prossimi appuntamenti sono previsti per il 1° aprile e per il 6 maggio.

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Giovanni Antonio Di Giacomo, noto con lo pseudonimo di Vann’Antò, nacque a Ragusa nel 1891 e morì a Messina nel 1960.

Professore di Letteratura delle tradizioni popolari all’Università di Messina e autore di testi in siciliano, è stato con Ignazio Buttitta il massimo esponente della poesia siciliana del Novecento.

Nel 1915 fondò, assieme a Guglielmo JannelliLuciano Nicastro, il periodico messinese «La Balza futurista», che si rifaceva al movimento futurista di Marinetti. La rivista ebbe vita breve: ne usciranno infatti solo tre numeri.

È diventato un’autorità non solo per le sue opere originali, ma anche per le traduzioni di alcuni autori, soprattutto dei decadentisti francesi. A questo proposito, nel 1955, Vann’Antò e Pier Paolo Pasolini furono protagonisti di un’interessante confronto sulla natura della poesia dell’autore ragusano. Pasolini sosteneva che le sue composizioni fossero ispirate al decadentismo di Stéphane MallarméPaul Éluard. Vann’Antò non era d’accordo e in sua difesa chiamò come esperto Leonardo Sciascia, che così commentò in una lettera privata:

« Quel che c’è di astratto e sublime nella sua poesia, nasce da una penetrazione in certi strati dell’anima e della cultura popolare siciliana, dove l’astratto e il sublime naturalmente germina

Tra le sue raccolte di poesie si ricordano:

  • Il fante alto da terra (1923)
  • Voluntas tua (1926)
  • Madonna nera (1955)
  • Fichidindia (1956)
  • U vascidduzzu (1956)
  • A pici (1958).

Scrisse inoltre alcuni saggi sulla Letteratura delle tradizioni popolari, tra cui: Il dialetto del mio paese (1945), Indovinelli popolari siciliani (1954), Gioco e fantasia (1956). Infine, curò l’edizione de La Baronessa di Carini (1958, da una storia del Cinquecento).

Fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Vann’Ant%C3%B2

Per due sue poesie vedi:

http://cantosirene.blogspot.com/2009/06/poesia-e-dialetto-vann.html

Sulla figura di Vann’antò vedi ancheil saggio di Giorgio Flaccavento:

http://www.comune.ragusa.gov.it/notizie/archivi/rgsottosopra.html?i=19126&docs=12&y=2010

 

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Presentazione di Russània a Palagonia

febbraio 9, 2011

 

 

Sabato 5 febbraio , alle ore 18.30, presso l’Aula consiliare del Comune di Palagonia, ha avuto luogo la presentazione di Russània, la silloge dialettale di Gabriella Rossitto vincitrice dell’ottava edizione del Premio Martoglio.

La moderatrice della serata, Mariella Sudano, ha salutato gli intervenuti e presentato gli ospiti della serata. Dopo i saluti istituzionali dell’assessore alla cultura di Grotte, geom. Salvatore Rizzo, e del vicesindaco di Palagonia, dott.ssa Daniela Cunsolo, ha preso la parola il Presidente del Premio Martoglio, Aristotele Cuffaro, per ribadire il valore della cultura siciliana e presentare l’edizione 2011 del Premio.

Il poeta Pippo Ximenes ha poi affrontato le tematiche presenti nella raccolta, sottolineando la modernità nell’uso del dialetto, pur nel recupero della tradizione sul piano linguistico.

Si sono poi succeduti gli interventi del dott. Liotta, curatore delle edizioni Medinova, e del poeta Fabio Messina, che ha analizzato alcuni aspetti dell’opera. Erano presenti i poeti Pippo Di Noto e Giovanna Vindigni.

L’autrice stessa ha letto alcune poesie tratte dalla silloge.

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Un ringraziamento personale a tutti colori che hanno contribuito all’esito della serata

 


Inaugurazione Auditorium S. Rocco

novembre 15, 2010

 

L’inaugurazione ha avuto luogo alle 17:30, a Ragusa Ibla

Interventi di Salvatore PUGLISI (Vicario generale della Diocesi), Nello DIPASQUALE (Sindaco di Ragusa), Nino CIRNIGLIARO (Presidente Centro Servizi Culturali), Giorgio SCROFANI (Parroco Chiesa Anime Sante del Purgatorio).

Ospiti: Pippo DI NOTO, Mario NOBILE, Francesco SCROFANI CANCELLIERI, Gianluca CAMPAGNOLO, Gianfranco CHESSARI, Carmela CASCONE, lvan MAGROGRASSI, Giacomo SCHEMBARI, Alessio CAPPELLO, Simonetta RAIMONDO, Dario ADAMO, Massimo MARTINES, Gino CARBONARO.

Proiezione del video «Terra Iblea» realizzato da Andrea OTTAVIANO e Giorgio MIGLIORISI.

Presentatrice: Ilenia D’IZZIA

La chiesa, in stato di abbandono già a partire dagli anni ’50, è stata oggetto di diversi interventi di recupero finanziati con i fondi della legge regionale 61/81. Negli anni ’80 è stato eseguito un primo intervento di messa in sicurezza dell’edificio con la realizzazione della copertura, poi negli anni ’90 il completamento del restauro e la ricomposizione e ricollocazione della pala d’altare in pietra calcarea raffigurante la Resurrezione.

L’accordo stipulato tra la parrocchia ed il Comune di Ragusa è di utilizzare la struttura per attività culturali.
La chiesa di San Rocco fu edificata nell’ultimo quarto del 1500, fu officiata dai frati Minori Riformati fino a quando non si trasferirono nel nuovo convento di S. Maria del Gesù agli inizi del 1600. La chiesa fu poi annessa alla parrocchia di San Giovanni Battista fino al 1729, anno in cui passò alla parrocchia di San Giorgio a seguito di un atto di concordia stipulato tra le due chiese. Dal 1948 in poi appartenne alla parrocchia della chiesa Anime Sante del Purgatorio. Nell’agosto del 1958, durante un violento temporale, un fulmine colpì il tetto della chiesa facendolo crollare all’interno dell’edificio. Fu così abbandonata, anche a causa dello spopolamento del quartiere per il declino dei mulini ad acqua e della pirrera. In occasione della riapertura è stata rimessa nei giorni scorsi dentro la nicchia la statua seicentesca del santo, tolta da suo sito oltre 50 anni fa.

http://www.radiortm.it/2010/11/11/ragusa-la-chiesa-di-san-rocco-sara%E2%80%99-auditorium-inaugurazione-il-14-novembre/

http://www.reteiblea.it/?p=15501

http://www.ondaiblea.it/2010111128033/Ragusa-e-provincia/Ragusa/ragusa-la-chiesa-di-san-rocco-sara-un-auditorium-il-14-novembre-linaugurazione.html


PACI-E-AMICI a Palazzolo Acreide

novembre 13, 2010

 

 

Il circolo culturale Gabriele Judica ha ospitato ieri sera a Palazzolo Acreide il poeta vittoriese Pippo Di Noto.

Una serata raccolta e calda all’insegna della poesia.

Introdotto dal poeta Fabio Messina, che ha letto Tibet nella versione dialettale, Di Noto ha percorso brevemente la propria produzione. Dagli inizi de I trafichi ra nanna (1990), e Rimmi pueta (1991), fino a Siti di paci (2004) e Paci e amici (2008), ultima silloge  in ordine di tempo.

Le attività dell’artista spaziano però in altri ambiti artistici, per cui l’attento pubblico ha potuto apprezzarlo in veste di paroliere ascoltando la canzone A pùddira ccâ stidda, portata al successo dai Talèh e contenuta nel loro album Ratapuntu, e l’ancora inedita Jorna ri Pruvenza, cantata da Vincent Migliorisi.

Il poeta ha inoltre letto un testo inedito, Viraggio, in procinto di essere musicato.

Sono stati poi proiettati i corti Senza terra, in cui il poeta appare in veste di attore, e Moca Toca Express, di cui invece  ha curato la regia, girato alla libreria Saltatempo di Ragusa e interpretato da Fabio Messina.

 

 

 

 

 


Festival della Poesia, del Teatro, della Musica dialettale

agosto 5, 2010

Serata conclusiva del Festival della poesia, del teatro e della musica dialettale.

mercoledì 4 agosto, ore 21
Sagrato della Basilica di S. Paolo
Palazzolo Acreide

Ieri sera, splendida -fredda- serata di musica e poesia a Palazzolo Acreide, per la conclusione del Festival.

I poeti Mauro Cavallo, di Modica, e Gabriella Rossitto hanno recitato poesie dialettali, attingendo dalla propria produzione.

Gabriella Rossitto ha anche reso omaggio ad alcuni  poeti rappresentativi nel panorama contemporaneo:

Alfio Patti, di Catania, con una poesia dal titolo Havi na vita, tratta da Jennuvinennu

Pippo Di Noto, di Vittoria, con Majarìa, tratta da Paci-e-amici

Salvo Basso, di Scordia, con alcune liriche tratte da Quattru sbrizzi.

Mauro Cavallo è stato premiato per la migliore interpretazione (alla serata di apertura avevano partecipato Fabio messina e Ciccio Schembari).

Il momento musicale è stato affidato al trio I Lumìa.

Sono inoltre state premiate le compagnie teatrali che si sono esibite durante il mese di luglio a Palazzolo, nell’ambito del Festival.

Un grazie particolare all’Ass. Arte-Fatti e a  Fabio.

Per le foto:

http://www.facebook.com/photo.php?pid=31057266&l=457363685e&id=1594816685

 


Articolo su Nuova Scicli Ondaiblea

aprile 13, 2010

A Palagonia presentati

“Azzurro Gusto” (Mariella Sudano)

 

e “Segrete Stanze” (Gabriella Rossitto)

 

 

Domenica a Palagonia presentazione di “Azzurro Gusto”, di Mariella Sudano e “Segrete Stanze”, di Gabriella Rossitto, per le Edizioni Akkuaria.

Giovanna Vindigni e Pippo Di Noto hanno recensito le due opere, che presentiamo ai lettori di Ondaiblea.

s. m.

Azzurro gusto (Mariella Sudano)

Apparentemente giocoliera, sperimentale, figurativa; ad una più attenta lettura ci accorgiamo come s’insinua, profonda, nelle radici del cuore.

La dichiarazione d’intenti è già nel titolo della raccolta; una forma metrico/stilistica: la sinestesia, abito di chi rappresenta le contraddizioni esistenziali.

E pregna di sinestesie, coerentemente, non è solo la poesia che dà il titolo alla silloge, ma l’intera raccolta, sino alla fine.

Poesia che si arricchisce di comunicazione non verbale.

Non solo parole, ma spazi vuoti, pause, enjambement, uso del diverso font, a rafforzare l’effetto del suo dire. Contornato d’arabeschi, anch’essi metafora di danza e d’aria.

 Miscela

variopinta

palpabile

disegna arabeschi

d’aria da bere.

È nel volo

che voglio abbracciarti.

Sporcati la bocca

del colore della gioia.

Sporcati!

Ti appartiene

 

 Parole e forme in libertà si inseguono in tutto il libro, linee sinuose ed eleganti sottolineano l’“Azzurro gusto” dell’autrice e così… semplici disegni astratti celano e rivelano, al tempo stesso: ali di farfalle, calze traforate, riccioli di bimbi, code di sirene, frecce di Cupido, pesci tropicali… il tutto inserito nel cerchio della vita, catturati dal vortice del tempo, per diventare sogni attaccati al filo di un palloncino che vola alto nel cielo. Ogni disegno è poesia e trova compimento in essa; suoni e immagini sono due facce della stessa medaglia. Le due arti si completano a vicenda, sviluppandosi senza fine, senza soluzione di continuità. Versi ricchi di passione e di tensione, avviluppati con tenacia alla vita, per affermare ad ogni costo il valore e la dignità della persona umana, si snodano sull’infinito filo della fantasia.

 “Bere e ubriacarsi di vita”, il suo reiterato Carpe Diem. L’invito a bere il cielo, a godere l’oggi.

La sintesi estrema dei versi come messaggio che punta dritto al cuore; atomi d’emozione che penetrano dentro il lettore, talvolta stravolgendolo.

Parole come pietre oppure come lame taglienti che le scolpiscono, le pietre.

E non è poeta chi non si sporca nella tempesta dei versi, chi non scivola, inafferrabile, nel mare della poesia.

E la sua mente, anch’essa inondata da fotogrammi, vive l’estasi del sogno, all’insaputa dello specchio, ignaro.

Si vive solo in cima, lungi dalla piana, questo sogno, cui Mariella Sudano è saldamente ancorata. Sogno che l’autrice cita anche alla fine della silloge, in “Lettera a me stessa”.

E le fa eco la sua amica Gabriella, e Vera Ambra e, non ultima, la poetessa maltese Audrey Higgans, in un suo haiku felice, che recita:

“è meglio credere nell’impossibile, che non sognare mai”.

E quasi haiku sono le poesie dell’autrice, che stigmatizza brillantemente nei versi seguenti la impossibilità di scandagliare nel profondo, che sfocia nella manifestazione della sola punta dell’iceberg.

Fotografia.

Una stilla ciò che vedi

E di pesci di conchiglie di coralli

Un oceano non tocchi

Sogna, Mariella sogna, per dirla con Roberto Vecchioni, che se ne intende, avendo conosciuto poeti che “col pensiero, spostano i fiumi”.

 Pippo Di Noto e Giovanna Vindigni

***

Segrete stanze (Gabriella Rossitto)

Introspettiva, intimistica, si mette in gioco, aprendo le stanze della casa/cuore.

Cuore che, come una soffitta, cela ricordi di cose, affetti di persone.

Senza economia di costi o di spazi; per accogliere nel miglior modo possibile (nessuna sobrietà/per farli rimanere più a lungo nel cuore: “segrete stanze del cuore”). Per vincere ataviche solitudini.

Per cullarsi in un abbraccio, come nell’induzione poetica della ninfèa di “Monèt” (cullata nell’abbraccio rosa… farsi accarezzare da un salice piangente).

Magari, quell’abbraccio materno che le manca, che ci manca, da tempo;

(abbracciami nella mente come non ricordo/avviluppami in un bozzolo di sogno: “Tigre”) anche se ci si prende cura dei fiori, come i gigli impertinenti, degli orti, di chi parte all’improvviso, senza salutare, senza indizio alcuno dell’epilogo (ci fosse almeno un indice, un indizio/per prepararsi al gran finale: “Indice”). Se epifania c’è, dura un attimo solo; sempre che il tempo abbia ancora senso; se capire se abbia senso o un senso non ce l’ha, per dirla con Vasco.

Dopo tanti anni, dopo vari lustri, finalmente va bene. “Tutto bene” (finalmente è contenta di me). Forse perché ci si accontenta.

Ma non è una fine annunciata; perché il miracolo della vita si rinnova.

E un nuovo cuoricino batte, assente presenza, nel grembo che l’accoglie.

Un altro cuore, capace di sognare, di cambiare, ancora, il mondo.

Anche se a noi, esuli vaganti non ci è data la grazia di poter entrare con loro nella terra promessa, dopo averlo percorso (e poi/lo cambierà/quel mondo che non vedrò: Futuro).

Saranno occhi nuovi e nuove gambe a farlo per noi, come recita “La donna che sarai” – e questo, confessiamocelo pure – ci rode parecchio.

A noi poeti, che, di tanto in tanto, ci consola la trasgressione, il bisogno di uscire dalla terrestrità, e invochiamo il vento, che possa aiutarci a librarci, a salvarci, sognando di uscire dai nostri corpi, lasciati ad arte in bella copia ad affrontare la routine, per poter solcare oceani e vivere al limite del varco (infiliamoci furtivi in quella piega del tempo/in cui saremo finalmente vivi: “Ultracorpi”.

Novelli Ulisse, tracciamo nuove rotte verso l’ignoto, fino all’approdo (da “Il forziere”); senza che gli altri comprendano la nostra natura di sangue, di sogno.

La sua natura di donna, che anela, nuovamente, alle ali (riattaccatemi le ali/per favore: “Le mie ali”).

Per non farsi sorprendere dallo “Tsunami”, mentre è intenta a peccare di poco amore.

Linee morbide, schizzi di getto, disegnano figure leggiadre di donne perfette nella loro statuaria bellezza, donne che simboleggiano la primavera della vita e dell’ amore in un anelito verso la perfezione, che diventa anticipazione della bellezza divina ed eterna, intercalano le pagine del libro. Quelle linee che sembrano uscite per caso disegnano non solo “donne divine”, ma donne attaccate alla terra, alla natura, che non abbandonano il loro mestiere di donna nel vivere quotidiano, legate anche a carta, penna e calamaio… e la stanza dello studio diventa roccaforte inespugnabile, dove la scrivania è il regno della fantasia, e per dirla con Gabriella “…dove il cielo è terso e non viaggiano nuvole…” e la cultura diventa il campo dove investire i propri talenti di donna e di artista.

Cosicché, Gabriella, pittrice, poetessa, ma soprattutto donna, regina della casa, ci apri le porte di ciascuna stanza e ci mostri anche quelle remote, segrete, come la soffitta; come il ripostiglio e la cantina.

Oltre alle altre, solitamente visitabili; soggiorno, cucina, studio e camera da letto.

Grazie dell’accoglienza!

Pippo Di Noto, Giovanna Vindigni

 http://www.ondaiblea.it/index.php?option=com_content&view=article&id=17941:a-palagonia-presentati-qazzurro-gustoq-mariella-sudano-e-qsegrete-stanzeq-gabriella-rossitto&catid=25:poesia&Itemid=48


L’incontaminata poesia

aprile 12, 2010

 

 

Ieri sera alla Biblioteca comunale “Antonello Mamone” di Palagonia, nell’ambito delle iniziative legate al Premio letterario “Emilio Greco”, ha avuto luogo la manifestazione dal titolo “L’incontaminata Poesia”, promossa dall’Associazione Artisti e Creativi.

La dottoressa Cettina Tiralosi, dipendente del Museo “Emilio Greco”, ha presentato la figura del grande artista catanese, disegnatore scultore e scrittore, proiettando anche le immagini delle sue opere maggiori.

Dopo l’introduzione dell’editrice, Vera Ambra, la scrittrice Angela Agnello ha presentato il proprio libro di poesie, “La bimba invisibile”.

Lo scrittore Pippo Di Noto ha poi presentato “Azzurro gusto” di Mariella Sudano e “Segrete stanze” di Gabriella Rossitto.

La scrittrice Giovanna Vindigni ha invece parlato dei contenuti grafici delle due opere.

L’attrice Veronica Carfì ha letto poesie tratte dai tre volumi, editi da Akkuaria.

Un grazie particolare va a Lia Cucuzza e a Nello Zapparrata, per la gentilezza e la disponibilità nell’accoglierci nella “loro” biblioteca.

Grazie infine all’assessore, architetto Rosario Cucuzza, per aver sostenuto l’iniziativa.

 

PER LE FOTO:

http://www.facebook.com/album.php?aid=2045723&id=1594816685&l=321c3cd450

 


L’incontaminata poesia

marzo 31, 2010

 

 

Domenica 11 Aprile 2010

ore 17

Biblioteca comunale “Antonello Mamone”

Palagonia

L’INCONTAMINATA POESIA

Emilio Greco e il Museo di Catania
a cura di Concetta Tiralosi
Biblioteca del Museo Emilio Greco – Catania

PAROLE DI DONNA:
Segrete Stanze presentazione del libro di Gabriella Rossitto

Azzurro Gusto presentazione del libro di Mariella Sudano

La bimba invisibile presentazione del libro di Angela Agnello

Interventi di Vera Ambra e Pippo Di Noto

Voce: Veronica Carfì

 

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SEGRETE STANZE DEL CUORE

Per ognuno un posto segreto
dove soggiornare
mettere radici per sempre
o farsi pian piano offuscare
cunicoli oscuri stanzini
o imperiali dimore
damaschi e velluti
nessuna sobrietà
per farli rimanere più a lungo
un po’ più a lungo
nel cuore.


L’articolo su “La Sicilia” di oggi

gennaio 20, 2010

 

PACI E AMICI NEI VERSI DI PIPPO DI NOTO

Vittoria. Una raccolta di ventisette poesie presentata nella sala Mandarà e insignita del premio «Martoglio»

C’è un bambino su una bici che con il vento tra i capelli si lancia nella discesa di una via di un quartiere antico.

C’è un bambino che si arrampica sui muri alti per prendere un pallone, che, d’estate, si tuffa nella “gebbia” anche se non sa nuotare. Quel bambino ha

il cuore di un poeta, adesso adulto, che ripensa a “quando la vita non faceva paura”. E’ Pippo Di Noto, residente a Ragusa, ma poeta vittoriese di lingua e di

nascita. Nella sua città il poeta è tornato sabato 16 gennaio a Sala Mandarà, ai soci e agli amici presenta e regala la sua ultima silloge “Paci e Amici”, una raccolta

di ventisette poesie insignite del pregevole riconoscimento del Premio “Martoglio”.

“Per avere saputo codificare creativamente la lezione attuale della lirica neodialettale italiana alla linea di rinnovamento siciliana con particolare riferimento

alle specificità etno- letterarie”, scrive nella prefazione alla silloge il presidente della giuria Salvatore Di Marco.

E’ spettato al regista ibleo Gianni Battaglia leggere alcune poesie della silloge. Sceglie le più dense di significato, sceglie anche quella che dà il titolo alla raccolta “Paci e amici”: un dialogo tra un poeta credente e il suo Dio, il Dio di “Tabor”: il verbo.

“Grato a Dio – dice il poeta – per avergli dato il dono della poesia con la quale riesce a dare senso alla vita, quella vita che gli ha donato e che sempre un significato non sembra averlo”. Ecco cosi si può essere “Paci e Amici”, non chiedere altro, perché avere avuto il dono magnifico della parola.

Che la poesia possa compiere tanti miracoli, Pippo Di Noto, ne è consapevole, tanto da dire “che prima di mettersi a scrivere era buio, e ora che ho finito di scrivere, s’è fatto giorno”.

Ma per questo poeta ibleo, dono ancora più bello è il potere fare poesia nella preziosa lingua dei suoi avi e delle sue memorie. Un patrimonio etnico di suoni

e di parole dalla forte identità da custodire e proteggere per sempre.

 DANIELA CITINO

  per l’articolo originale: http://giornale.lasicilia.it/giornale/2001/RG2001/RG/RG04/navipdf.html

 

 


Notizie… in giro

gennaio 19, 2010

 

Breve stralcio del mio articolo in Eco di Sicilia

 http://www.ecodisicilia.com/vittoria-rg-presentato-paci-e-amici-di-pippo-di-noto.htm