Vann’Antò e i suoi…..
Reading di poesia – Libero recital dei presenti
in memoria del 50° anniversario della morte di Vann’Antò
a cura di Pippo Di Noto
Libreria Saltatempo
G.B.Odierna n.182
Ragusa, Italy
La libreria Saltatempo ospita un gruppo di poeti e appassionati di poesia per celebrare la figura di Vann’antò nel cinquantenario della morte.
Apre Ciccio Licitra, che declama alcune poesie, tra cui un inno alla libertà di Caterina Cellotti e una poesia di Buttitta dedicata alla donna.
La preside Simonelli rievoca la conferenza dello scorso novembre tenuta da Roberto Vecchioni a Ragusa.
Laura Contino legge due sue poesie, una in dialetto e una in lingua e Ciccio Schembari alcune sue produzioni in lingua italiana.
Gabriella Rossitto sceglie alcune brevi poesie dialettali tratte da “Russània”.
Il poeta-contadino (come lui stesso ama definirsi) Peppino Burgio declama alcune sue composizioni dialettali, mentre Pippo di Noto propone “Mura a siccu” di Turi Vicari e una poesia di Mimmo Cultrera.
Giovanna Vindigni legge una lirica sui migranti “Armi addannati”, e poi “U suli” e “Du macci i carrua”.
Giovanni Marletta di Chiaramonte recita due sue poesie, una sui giovani d’oggi e una dedicata all’otto marzo.
Conclude Pippo di Noto con una lirica di Vann’Antò e alcune sue poesie tra cui Prologo e Matri.
Ancora una volta grazie all’ospitalità della Saltatempo.
I prossimi appuntamenti sono previsti per il 1° aprile e per il 6 maggio.
Giovanni Antonio Di Giacomo, noto con lo pseudonimo di Vann’Antò, nacque a Ragusa nel 1891 e morì a Messina nel 1960.
Professore di Letteratura delle tradizioni popolari all’Università di Messina e autore di testi in siciliano, è stato con Ignazio Buttitta il massimo esponente della poesia siciliana del Novecento.
Nel 1915 fondò, assieme a Guglielmo Jannelli e Luciano Nicastro, il periodico messinese «La Balza futurista», che si rifaceva al movimento futurista di Marinetti. La rivista ebbe vita breve: ne usciranno infatti solo tre numeri.
È diventato un’autorità non solo per le sue opere originali, ma anche per le traduzioni di alcuni autori, soprattutto dei decadentisti francesi. A questo proposito, nel 1955, Vann’Antò e Pier Paolo Pasolini furono protagonisti di un’interessante confronto sulla natura della poesia dell’autore ragusano. Pasolini sosteneva che le sue composizioni fossero ispirate al decadentismo di Stéphane Mallarmé e Paul Éluard. Vann’Antò non era d’accordo e in sua difesa chiamò come esperto Leonardo Sciascia, che così commentò in una lettera privata:
« Quel che c’è di astratto e sublime nella sua poesia, nasce da una penetrazione in certi strati dell’anima e della cultura popolare siciliana, dove l’astratto e il sublime naturalmente germina
Tra le sue raccolte di poesie si ricordano:
- Il fante alto da terra (1923)
- Voluntas tua (1926)
- Madonna nera (1955)
- Fichidindia (1956)
- U vascidduzzu (1956)
- ‘A pici (1958).
Scrisse inoltre alcuni saggi sulla Letteratura delle tradizioni popolari, tra cui: Il dialetto del mio paese (1945), Indovinelli popolari siciliani (1954), Gioco e fantasia (1956). Infine, curò l’edizione de La Baronessa di Carini (1958, da una storia del Cinquecento).
Fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Vann’Ant%C3%B2
Per due sue poesie vedi:
http://cantosirene.blogspot.com/2009/06/poesia-e-dialetto-vann.html
Sulla figura di Vann’antò vedi ancheil saggio di Giorgio Flaccavento:
http://www.comune.ragusa.gov.it/notizie/archivi/rgsottosopra.html?i=19126&docs=12&y=2010