LETTERATURA E CANTASTORIE a cura di Simona Lo Iacono
Siracusa – sabato 10 novembre ore 18,00
Uno dei blog letterari più noti d’Italia si fa libro. Per la seconda volta il suo creatore, Massimo Maugeri, dà alle stampe le discussioni più interessanti di questi anni, le interviste agli scrittori più famosi, i dibattiti, gli spunti, le idee maturate in uno dei luoghi virtuali più intelligenti e garbati dell’epoca internet.
Moderno cantastorie, Massimo porge al lettore l’idea che la letteratura è non solo comunicazione ma anche condivisione.
Per questo motivo ho il piacere di presentare “Letteratitudine, il libro” avvalendomi della collaborazione di un vero cantastorie. Alfio Patti, l’aedo dell’Etna, mi aiuterà a dare corpo ai sogni che Massimo ha creato in rete, a ricordare il percorso fatto, a rinarrare un’avventura iniziata sei anni fa e che è cresciuta fino all’internazionalizzazione, attirando su di sé la stima e il plauso dei più importanti critici letterari.
Vi aspetto quindi il 10 Novembre alle ore 18,00 presso la Galleria Roma, per un pomeriggio tra libri, poesie e cunti. Simona Lo Iacono
Scheda tecnica
Oggetto: Presentazione libro
Titolo: LETTERATITUDINE (Historica) – di Massimo Maugeri
A cura di: Simona Lo Iacono
Luogo: Piazza San Giuseppe 2 – (Ortigia) – Siracusa
Data:10 novembre 2012
Ore: 18,00
cosa ci fa un cielo stellato sulla bellissima chiesa di San Giovannello alla Giudecca? …
E’ per ricordare a voi tutti il prossimo appuntamento del mio salotto letterario, dedicato alle… parole di stelle.
Sabato 30 giugno, infatti, alle ore 20,00, presso la chiesa di San Giovannello, Ortigia, Siracusa, avrò come graditissimi ospiti
Romana Petri (1) e il suo ultimo, bellissimo romanzo,
“Tutta la vita” (longanesi)
e
Carlo Pedini (2) con il suo magnifico romanzo di esordio,
“La sesta stagione” (cavallo di ferro editore), candidato al premio Strega 2012.
Sarà, però, anche una serata di note che saliranno al cielo, di percorsi di canto, di contaminazioni tra arti.
Al piano avremo le mani abilissime di Corrado Neri (3) che ci accompagnerà anche con i suoi timbri vocali in un viaggio tra cantautori, abbinato alle parole dei nostri scrittori.
E, nel frattempo, il pittore Daniele Carrubba (4), dipingerà in estemporanea, seguendo le suggestioni della presentazione, due tele che brilleranno nella notte, e che faranno dei personaggi narrati materia viva, di colori e matita.
(1) Romana Petri. Editrice, traduttrice, critica letteraria, vive tra Roma e Lisbona. Collabora con “Il Messaggero” e “La Stampa”. Considerata dalla critica una delle migliori autrici contemporanee, ha scritto nove romanzi e ha ottenuto prestigiosi premi e riconoscimenti trai quali il premio Mondello, il Rapallo Carige, il Grinzane Cavour. E’ stata inoltre finalista al premio Strega.Le sue opere sono tradotte in Olanda, Germania,Stati Uniti, Inghileterra, Francia e Portogallo.
(2)Carlo Pedini. Diplomato al conservatorio G. Rossini di Pesaro in musica corale e direzione di coro e al conservatorio Morlacchi di Perugia in composizione, sotto la guida di Fernando Sulpizi, ha inoltre seguito corsi di perfezionamento con Franco Donatoni all’Accademia Chigiana di Siena e con Salvatore Sciarrino a Città di Castello. Autore RAI (che gli ha commissionato l’Oratorio drammatico Il Mistero Jacopone, realizzato nello stesso anno presso l’Auditorium di Torino dall’Orchestra Sinfonica della RAI), ha composto opere per il teatro e ha partecipato alla composizione della Missa Solemnis Resurrectionis, scritta a più mani con i compositori Marco Betta, Fabrizio De Rossi Re, Carlo Galante, Giovanni Sollima, Giampaolo Testoni, Marco Tutino e Paolo Ugoletti ed eseguita per la prima volta in Campidoglio a Roma, in occasione del Giubileo.
Tra le innumerevoli occasioni, da ricordare quella del 27 maggio 2007, in cui il suo “Magnificat” per coro e strumenti è eseguito al Teatro alla Scala di Milano dai solisti e dal Coro di voci bianche del Teatro alla Scala diretti da Bruno Casoni.
Dal 2007 è membro della commissione musica della SIAE e dal 2011 Presidente della Fondazione Guido d’Arezzo. Il suo romanzo d’esordio, “La sesta stagione” è candidato al premio Strega 2012.
(3) Corrado Neri. Giovanissimo, appena diciottenne (classe 1994), Corrado Neri ha già al suo attivo numerosissime esperienze e riconoscimenti artistici. Vincitore del premio “miglior talento teatro lab 2010”(all’attenzione del famoso regista Daniele Franci), è stato finalista (sotto il giudizio di Simona Ventura, Morgan, Alisia ed Elio) del boot camp di “X Factor”.Nell’Ottobre 2011 ha preso parte all’accademia Sanremese denominata “Area Sanremo”,e attualmente conduce studi classici presso il conservatorio Vincenzo Bellini di Catania.
(4) Daniele Carrubba. Maestro D’Artein Decorazione Pittorica,ha conseguito il diploma di Maturità D’Arte Applicata. Mostre, estemporanee e workshop documentabili in catalogazioni lo accompagnano sino all’Accademia delle Belle Arti “Fidia” ove acquisisce il diploma di laurea indirizzo Pittura.Nel 2010 frequenta il Biennio Specialistico presso l’accademia Lorenzo da Viterbo (Roma) ove consegue la summa cum laude.
La pittura non osa vincolare il suo percorso e nascono collaborazioni teatrali con Manuel Giliberti per la produzione “Turandot” del 2009, nel campo editoriale illustra le pubblicazioni di Annamaria Piccione e le Tragedie Greche, arrivate alla sesta edizione, rivedute e corrette per un pubblico giovane commissionate dall’istituto Nazionale del Dramma Antico, in veste scenografica realizza svariati fondali per il teatro Vasquez di Siracusa, l’incursione nel mondo poetico gli vale la prima classificazione al concorso “Carlo Labisi”, organizzato dall’associazione Kalon-Catania. Attualmente è l’illustratore ufficiale del Festival della Cultura per ragazzi “Volalibro” organizzata e promossa dal comune di Noto.
Dopo il successo di “Tu non dici parole”, celebrazione delle parole belle, insistita e intensa ricerca linguistica e di costume, indagine profonda sul potere salvifico e magico del linguaggio, ecco una nuova storia di Simona Lo Iacono. Cambiano epoca e ambientazione, cambia il registro linguistico, ma rimangono immutate l’introspezione psicologica e l’infinita ricerca.
Ho sin dall’inizio paragonato la scrittura di Simona a un cocktail perfetto: dolcezza e sapidità insieme, aggressività e capacità di stupire in un mix che si avverte studiato e sapiente, ma che alla fine risulta naturale e fresco, talmente facile “da bere” che non riesci a chiudere il libro prima che sia finito.
È un viaggio, “Anna dorme presto”, dentro quattro personaggi intrecciati come un nodo d’amore alla greca, in cui verità si sovrappongono , si contraddicono, entrano in perversi minuetti per cambiare prospettive e percezioni.
Simona è giudice, però da scrittrice sospende il giudizio e consegna al lettore il proprio martelletto. Solo il lettore, infatti, resta unico depositario della verità –una propria personale verità- perché sa, in fondo al viaggio, che la verità è un prisma, che ciascuno di noi è vittima e carnefice al tempo stesso, che il dubbio è l’unico breviario al quale affidarsi per non cadere in errore.
Se le donne che leggono sono pericolose, quelle che leggono sono eversive. Probabilmente spaventano gli uomini, già intimoriti dalla capacità di procreare, di dare la vita.
Ma se attribuiscono quella facoltà a Madre Natura, questa invece devono ricondurla a un mucchio di neuroni che funziona in modo differente dal loro.
Linearità razionalità conseguenzialità rigore coerenza -quanti uomini sognatori conosco?- dalla parte maschile dell’universo e vaghezza sogno creatività inventiva insight dalla parte femminile?
Intelligenza monolitica da una parte e multiforme dall’altra?
Non mi piacciono gli schematismi, le categorizzazioni che considero gabbie, però… pensate per un attimo agli uomini che devono fare una cosa per volta rispetto alle donne multitasking!
Anna scrive -dovremmo dire evade?- e questa è la sua colpa. Anna preferisce la penna allo straccio della polvere, aspetta che il marito esca di casa per rifugiarsi nel proprio meraviglioso mondo, sacrificando il sonno alla scrittura.
Chi di noi, femmine casalinghe o lavoratrici mamme mogli tuttofare, che devono scrivere o muoiono, non si riconosce in tutto questo?
“Scrivevi per ore col pigiama ancora addosso, acciambellata su te stessa e trascurando tutte le faccende di casa. Ti risolvevi ad alzarti solo un’ora prima che Carlo arrivasse, riassettando alla spicciolata e imbastendo una cena veloce che gli desse però l’impressione che fossi stata ore a prepararla.”
La scrittura come disordine, sovvertimento, dunque, quando invece la scrittura è mettere ordine alla propria personale entropia: “Non ci sei stata nell’ordine che hai fatto solo per Carlo.” Un ordine che è ricerca maniacale del controllo, nel tentativo che niente si discosti dai binari del consueto, ed è questo che Carlo vorrebbe, pur contraddicendosi nel momento in cui accoglie l’avventura nella propria esistenza, apparentemente perfetta.
“…leggere libri è un segreto. La letteratura è un segreto. Ed è anche un gesto ultimo, rischioso.”
La scrittura è ribellione solo se coniugata al femminile?
Scrivere è fuga dal quotidiano, certo, ma è costruzione di altri mondi. È edificare paesaggi alternativi a quello che si ha davanti, che evidentemente non basta.
Protagonista la scrittura, quindi, ma anche il tradimento. E di vari tipi ( il padre di Anna, che la svende per poco; Giovanni, che la baratta per la carriera; Carlo, che accetta lo scambio).
Anche il tradimento coniugale è il tentativo di colmare un vuoto. Chi mai, se innamorato, può innamorarsi? Dalla sazietà, dall’appagamento non si ingenera la fuga. Per questo credo non ci sia mai un solo colpevole in uno scollamento della coppia. Se è ben adesa, nulla può incrinarne la struttura: se si avverte un cigolio, una mancanza, se all’improvviso ti trovi per casa qualcuno che non riconosci -ma che un giorno lontanissimo hai scelto- allora sì, comincia a farsi scivoloso il terreno. E ogni cosa può accadere. Perché ognuno di noi ha dei bisogni e cerca di soddisfarli. Poi, più spesso, prevalgono il buonsenso, il dovere, la dedizione. E a volte la fedeltà è solo ammantata di paura. Per morire dentro, lentamente. Inesorabilmente.
È una scrittura, quella di Simona che, come dicevo, ha il potere di sorprendere e stregare; sul piano stilistico, sarebbero molte le annotazioni da fare, ma lascio questo compito ai tecnici.
Mi piace sottolineare soltanto la struttura sintattica -sovvertita per ricreare il respiro della parlata siciliana- i verbi utilizzati in maniera originale e inconsueta, le parole di nuovo conio che ti fanno trasalire, che aggiungono un aroma speziato all’accordo di sapori. E infine le ncroccature (uso il termine dialettale perché mi piace di più), cioè il “gancio” tra un capitolo e l’altro, espediente di sicuro effetto.
E allora dormi presto, stasera, Anna. Dormi ma sogna e poi svegliati e scrivi, e sogna ancora: insegui senza timore il tuo pezzetto di felicità.
Ciao, Anna, è stato bello viaggiare con te.
Dalla Prefazione di DARIA BIGNARDI a “Le donne che leggono sono pericolose” di Stefan Bollmann – Elke Heidenreich:
“Le donne che leggono sono pericolose soprattutto per se stesse. Ci sarà un motivo se la storia dell’umanità ha ritardato la lettura alle donne: la natura sapeva che avrebbe complicato loro la vita. Comunque sia, pazienza: leggere è meraviglioso, è forse l’esperienza più emozionante della vita, quella che ti accompagna più a lungo, dall’infanzia alla morte.
[…]
Le donne che leggono sono pericolose perché non si annoiano mai e qualunque cosa accada hanno sempre una via di fuga: se ne infischiano se le fai troppo soffrire perché loro s’innamorano di un altro libro, di un’altra storia, e ti abbandonano.
[…]
Le donne che leggono sono pericolose perché nutrono i loro sogni e non c’è nulla di più rivoluzionario di una donna che sogna di cambiare la propria vita: se lo fa, farà la rivoluzione, se non lo fa seminerà il terrore.”
Da Piccole mosche! di Elke Heidenreich, in “Le donne che leggono sono pericolose”:
“Sui roghi dell’Inquisizione andavano in cenere soprattutto donne libri.
[…]
Le donne che leggono dimenticano tutto: le faccende domestiche, il marito, eventualmente l’amante, conta solo il libro, l’intimità con colui che le sta raccontando una storia, mentre l’uomo che le sta di fronte con la pagina di economia del giornale non riesce a scrutare nella sua mente e le fa la più stupida delle domande: A cosa stai pensando? Lei è da tutt’altra parte, dove lui non può seguirla.”
Da “Noi due come un romanzo” di Paola Calvetti:
“Per salvarsi si legge. Ci si consegna ad un gesto meticoloso, una strategia di difesa ovvia ma geniale. Per salvarsi si legge. Linimento perfetto. Perché forse per tutti, leggere è fissare un punto per non alzare lo sguardo sulla confusione del mondo, gli occhi inchiodati sulle righe per sfuggire a tutto, le parole che una a una stringono il rumore in un imbuto opaco fino a farlo colare in formine di vetro che chiamiamo libri. La più raffinata e vigliacca delle ritirate. Dolcissima. Chi può capire qualcosa della dolcezza se non ha mai chinato la propria vita, tutta quanta, sulla prima riga della prima pagina di un libro? Quella è la sola, e più dolce custodia di ogni paura. Un libro che inizia…”
Le donne che leggono, e scrivono, sono pericolose perché attingono dalla parola una forza capace di scardinare la realtà, perché sono libere, e pensano.
“Quando Anna abbassava lo sguardo su un libro, era come assistere a un’oltraggiosa evasione.
[…]
Non si può togliere quel tipo di libertà.
[…]
Assolta o condannata, la libertà di leggere, e di scrivere, sopravvive comunque.”
“Diritto e letteratura sono fratello e sorella. Le origini dell’uno si confondono con quelle dell’altra”: è questa l’opinione di Simona Lo Iacono, magistrato siracusano che da anni si occupa del rapporto fra parola e diritto. Non a caso fa parte dell’EUGIUS (Associazione Europea dei Giudici-Scrittori) e della IDL (Società Italiana di Diritto e Letteratura). Le implicazioni giuridiche della scrittura e il carattere narrativo del processo sono alla base della sua indagine, che negli ultimi anni è sfociata nella pubblicazione di alcuni volumi e in una rubrica letteraria, che tiene con successo sul blog “Letteratitudine” di Massimo Maugeri. Giurista e mamma di giorno, la Lo Iacono dedica le ore serali al mondo della scrittura. Con il suo primo romanzo (Tu non dici parole) nel 2009 ha vinto il Premo Vittorini Opera Prima. Poi ha pubblicato – a quattro mani con Maugeri – il racconto “La coda di pesce che inseguiva l’amore”, a cui è seguito “I semi delle fave”, vincitore del Premio Scrivere Donna. Nel 2010 le sono stati conferiti il Premio Internazionale Sicilia per la Narrativa “Il Paladino” e il Premio “Festival del Talento Città di Siracusa”. Da qualche settimana ha dato alle stampe il libro “Stasera Anna dorme presto” (Cavallo di ferro editore), che è stato presentato ieri nella sede catanese de La Feltrinelli, alla presenza dell’autrice e del collega Massimo Maugeri. Si tratta di un racconto a quattro voci, in cui la stessa storia viene scandagliata da quattro personaggi diversi, due donne e due uomini: Carlo e Anna, marito e moglie; Elisa, amante di Carlo; Giovanni, cugino di Anna a lei legato dall’amore per la letteratura e un profondo affetto. I loro destini si intrecciano e si sovrappongono; ognuno vive il tradimento a modo suo, e variegati sono i toni usati nel racconto: dolente quello di Anna, aggressivo nel caso di Elisa, epistolare per Giovanni e difensivo per Carlo, che si rivolge ad un tribunale immaginario di fronte al quale tiene la propria arringa. La storia è ambientata tra la fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’70: Anna abbandona la Sicilia e le proprie aspirazioni per sposare e seguire a Roma Carlo, giovane e brillante avvocato. Ma il matrimonio non va come desiderava; ben presto affonda nella freddezza, finché Anna scopre il tradimento del marito con Elisa, una giovane avvocatessa rampante. Da qui scatta in lei il desiderio di ripercorrere il passato, in un diario immaginario in cui appunto si alternano le voci degli altri tre personaggi. Ognuno ha la sua verità, e alla fine solo il lettore potrà riannodare i fili dei loro percorsi. “Il libro non fornisce un giudizio – spiega l’autrice – ha solo il compito di raccontare la complessità della vita, la fragilità umana, l’incapacità di amare e di amarsi veramente. A differenza delle aule di tribunale, in cui ogni giorno mi trovo a dover emettere un verdetto, qui resto in disparte, faccio parlare i protagonisti senza parteggiare. E di volta in volta, i quattro sembreranno vincitori e vinti, carnefici e vittime, traditori e traditi. Anche se il vero tradimento è quello che compiono verso loro stessi, non riuscendo a seguire in pieno i propri desideri”. Solo alla fine del suo viaggio, dopo aver dato voce al “tribunale interiore” che ha allestito dentro di sé, Anna potrà finalmente trovare un po’ di pace, e “dormire presto”, come recita il titolo del libro.
Due donne. Due uomini. Quattro diari della stessa, consumata, storia di amore e tradimenti, del medesimo adulterio, ognuno però scritto da un diverso punto di vista, attraverso sofferenze, sacrifici, illusioni personali. Quattro voci che si rincorrono per raccontare, ciascuna, un frammento di una verità che a tutti sfugge.
Anna abbandona la Sicilia e le proprie aspirazioni per sposare Carlo, giovane avvocato dal brillante avvenire, e seguirlo a Roma. Una lacerazione assecondata sperando in un futuro migliore, in cui poter continuare liberamente a coltivare la sua passione per la letteratura e la scrittura. Ma le cose non vanno come Anna aveva pensato: con Carlo la freddezza cresce fino al giorno in cui lei scopre di Elisa, un’intraprendente avvocatessa che, affascinata dal maturo principe del Foro, ne è divenuta l’amante. A quel punto Anna proverà ad andare indietro con la memoria, a riallacciare i fili della storia alla ricerca di ciò che sta all’origine di tutto. Ma non lo farà da sola, la accompagneranno la voce di Elisa e quelle di Carlo e Giovanni, suo cugino. E allora sarà come assistere a un processo in cui ogni ruolo è ribaltabile nell’altro e tutti i punti di vista appaiono legittimi, perché si sa che nella vita ognuno di noi è insieme e inevitabilmente vittima e carnefice. In Stasera Anna dorme presto Simona Lo Iacono racconta una storia sull’incapacità di sapersi aprire veramente all’altro, anche quando lo si ama, e sull’importanza, nella vita e nell’amore, di abbandonarsi completamente
“Il calcio come metafora della vita. Questa frase sintetizza una delle possibili letture del nuovo ottimo romanzo di Salvatore Scalia: “Fuori gioco” (Marsilio, 2009, pag. 128, euro 12).
Così come nel precedente libro, “La punizione” (anche questo edito da Marsilio), le vicende narrate traggono spunto da una storia realmente accaduta. Se il primo romanzo vede come protagonisti quattro ragazzini vittime della mafia, in questa nuova opera Scalia fornisce dignità letteraria al mito indiscusso dei nostri tempi: il calciatore. Nell’immaginario collettivo il calciatore – oggi, ancor più di ieri – incarna il successo, la fama, il denaro, il fascino. Eppure il mondo del pallone non è tutto rose e fiori. Ne sanno qualcosa celebrità calcistiche di fama mondiale (tra cuiGigi Buffon, portiere d’acciaio della Nazionale) che hanno dovuto fare i conti con il continuo logorio dello stress da performance – e dell’estraniamento da successo – capace di sfociare nella depressione.
In questo romanzo Scalia offre una versione rovesciata del mito; perché, laddove l’agognato successo viene solo sfiorato, esso si trasforma in repentina sconfitta. O fallimento. E per ogni traguardo raggiunto da un individuo, in migliaia cadono durante il percorso.
Il protagonista della storia è Paolo Malerba, giovane calciatore della provincia di Catania che porta già nel cognome il segnale presago di un tragico destino. Paolo va a Milano, il provino con l’Inter sembra dare esiti positivi. Il sogno pare a un passo dal diventare realtà. Ma si sfalda di fronte a una radiografia. I medici della società calcistica attestano un piccolo problema ai polmoni. Nulla di grave, per una persona normale. Un insuperabile impedimento, per un calciatore professionista.
Paolo viene scartato. Il suo sogno si infrange e gli implode dentro con effetti devastanti, allargando squarci dell’anima già aperti da un’adolescenza difficile, dal problematico rapporto col padre, da paure mai domate. In tal senso Malerba è due volte perdente: perché prima patisce la sconfitta (per via di un disturbo fisico inatteso) e poi il fallimento (per via di equilibri interiori già fortemente precari). Non gli rimare che attorcigliarsi dentro se stesso, ancora di più; consumandosi tra amori irrisolti e una depressione serpeggiante che ne segnerà la fine.
Con un lirismo efficace e dolente Salvatore Scalia, tratteggiando i risvolti farseschi e paradossali della vita di provincia del profondo Sud, rovescia il mito moderno dell’uomo di successo miscelandolo con quello classico che narra la fine di Empedocle tra le fauci infuocate dell’Etna. Ne viene fuori un ritratto duro, impietoso, dolente. Credibile. E se è vero – come è vero – che per la popolazione etnea il vulcano è femmina (a’ muntagna), l’idea del lasciarsi precipitare nel cratere non riflette altro che il ferale desiderio (inconscio e insopprimibile) di tornare nel ventre materno: mettersi fuori gioco, scomparendo nelle origini della propria esistenza.”
Elvira Seminara e Sabina Corsaro presentano i libri “Letteratitudine, il libro”, a cura di Massimo Maugeri, e “Tu non dici parole”, di Simona Lo Iacono, Libreria Cavallotto, Catania, 5 marzo 2009.
Riporto la recensione al primo libro, curata da Renzo Montagnoli:
Può un blog diventare un libro? È quello che si deve essere chiesto Massimo Maugeri, dominus di Letteratitudine, uno dei più noti blog letterari italiani.
Ha realizzato, così, attraverso un certosino e oculato lavoro di scelta un volume che presenta più di un motivo d’interesse come espliciterò nel corso di questa recensione. Fare il libro non è stato certo facile, ma trovare un editore disposto a pubblicarlo e a rischiare non penso sia stato così semplice. Invece ha incontrato l’entusiasmo di Guido Farneti, di Azimut Libri, che peraltro, d’intesa con il curatore, ha finalizzato la pubblicazione a una lodevole iniziativa. Infatti, sia i diritti d’autore che i proventi dell’editore saranno interamente devoluti alla Comunità delle Sorelle Missionarie della Famiglia Ferita e alla Casa Famiglia per bambini orfani “GIOVANNI PAOLO II”, che presta la sua opera di assistenza in Bosnia Erzegovina, luogo tristemente famoso perché è stato teatro di una guerra sanguinosa.
Ma al di là di questa iniziativa meritoria il libro ha altri motivi di interesse che ne consigliano l’acquisto e, ovviamente, la lettura.
Già l’idea del curatore di far parlare il blog stesso, come se fosse un’entità autonoma, riesce infatti a fornire in modo accattivante la descrizione delle sue sezioni, insomma quella che è la sua struttura, un po’ come se faceste visita agli Uffizi e fosse il palazzo stesso a intrattenervi.
Se Letteratitudine blog è veramente interessante per gli argomenti letterari trattati, per gli ospiti che li introducono e per gli interventi dei frequentatori, Letteratitudine il libro lo è egualmente, perché la scelta dei temi svolti in un biennio, nonché i commenti agli stessi sono stati effettuati con una particolare attenzione che rende veramente piacevole la lettura.
Non pochi si ritroveranno negli interventi, ma questo finirà con il rappresentare, grazie al filo logico seguito da Maugeri, un’occasione in più per rileggere, rileggersi, magari anche verificare se ancor oggi si sarebbe scritto così.
Diviso in quattro parti, precedute da un’introduzione, il libro si presta a un’agevole, oltre che piacevole, lettura e anzi i temi e gli interventi possono costituire un motivo di ulteriore approfondimento, foriero di benefici effetti anche per futuri dibattiti sul blog vero e proprio. In ogni caso, anche chi non è aduso a Internet troverà che le dissertazioni letterarie portano a un contributo di conoscenza spesso di consistente spessore, in uno scambio di opinioni di cui tutti i partecipanti hanno ritratto benefici in termini culturali, gli stessi benefici che ora sono a disposizione del lettore.
Delle scelte fatte da Maugeri quelle che mi sono piaciute di più (è questione di gusto personale, tanto per intenderci) sono state fra i dibattiti Il potere libresco e salvifico del web e fra gli autori e libri presentati l’incontro con Dacia Maraini per Il treno dell’ultima notte.
Mi sento, quindi, di caldeggiare vivamente la lettura di questo libro.
Cos’è Letteratitudine?
Letteratitudine è uno dei più noti blog letterari italiani. Fondato da Massimo Maugeri nel settembre del 2006, è tra i blog d’autore di Kataweb/Gruppo L’Espresso. Su Letteratitudine si affrontano dibattiti su vari argomenti di natura letteraria e culturale, si presentano libri con la partecipazione attiva degli autori, si organizzano persino giochi di gruppo. All’interno del blog alcuni autori-ospiti, contattati dall’Uomo con la Camicia Celeste, detengono una rubrica fissa. Tra questi: Ferdinando Camon, Roberto Alajmo, Antonella Cilento, Andrea Di Consoli. Questo libro raccoglie una selezione dei temi più interessanti che hanno animato i primi due anni di vita del blog, proposti dallo stesso Maugeri o dai suoi ospiti – i quali spesso scrivono, per l’occasione, gustosi testi inediti – e commentati dai partecipanti alla discussione. Voci di semplici lettori, di operatori culturali, di scrittori in erba, ma anche le voci illustri di: Dacia Maraini, Valerio Evangelisti, Paolo Di Stefano… L’indirizzo del blog è: http://www.letteratitudine.blog.kataweb.it.
Cos’è per te Letteratitudine, caro Max? posso provare a rispondere io?
Massimo ha una figlia in più, e si chiama Letteratitudine. Come una figlia, probabilmente, gli toglie il sonno, gli regala fatiche e gioie, come una figlia reclama tempo e attenzione, soprattutto perché sta crescendo: tu ti aspettavi questo successo, Massimo, quando è venuta alla luce?
La presentazione da Cavallotto è stata una bella occasione, ero contenta di esserci. Conosco Massimo da tempo, è un ottimo scrittore e il suo blog è una splendida realtà, un punto d’incontro e di scambio per scrittori e lettori, una grande piazza in cui parlare di libri e del mondo.
Torno a casa con il piccolo tesoro di libri, assaporando il momento in cui li avrò fra le mani. Spesso, dopo mezz’ora di inutilità televisiva, mi rifugio a letto con i miei libri; le giornate, fitte di impegni, mi costringono a relegare la lettura alle ore serali. Li tocco, li sfoglio, li annuso. Leggo la quarta di copertina, apro una pagina a caso, passo dall’uno all’altro in un rituale che è mio da sempre.
Quando avevo quattro anni, ricevevo spesso in dono libriccini di fiabe: il germe di quella felicità, quell’azzurro fuoco sottile è sempre rimasto in me, alimentato da un’ebbrezza che ha un’intensità costante.
Nella stessa serata ho rivisto la mia prof di filosofia, la scrittrice Maria Attanasio. Lei non si ricorda di me, come è ovvio, ma la saluto lo stesso. Mi torna in mente il giorno in cui acquistai il suo primo libro “Amore elementare”, da lei ora disconosciuto ma importante per me, copertina giallo tenero, e pensavo che anch’io, chissà quando, avrei tenuto tra le mani, con lo stesso reverente stupore, il mio primo libro…
Ora una nota a proposito di massimo Maugeri.
Massimo Maugeri, scrittore siciliano nato nel 1968, collabora con le pagine culturali di importanti quotidiani e magazine. Suoi articoli sono apparsi su «Il Mattino», «Il Riformista», «La Sicilia», «Il Corriere Nazionale». Suoi racconti sono stati pubblicati su prestigiosi giornali e riviste letterarie. Il romanzo Identità distorte (Prova d’Autore, 2005) ha vinto il Premio Martoglio ed è stato finalista al Premio Brancati. Fa parte della redazione del blog letterario collettivo La poesia e lo spirito.
Ha ideato e gestisce il frequentatissimo Letteratitudine.
Ha curato Letteratitudine il libro, uscito nel dicembre del 2008 per i tipi della Azimut Libri.
Il romanzo mi è piaciuto molto.
Trovo notevole il personaggio di Lidia, e così pure la descrizione della sua follia; mi piacciono le descrizioni della mia città, così bella e piena di contraddizioni.
L’epilogo, con l’imminente crollo della Torre, con il sospetto di giochi che ci sovrastano e che non possiamo neanche immaginare, mi pare davvero geniale.
Se non lo avete ancora letto, vi consiglio di farlo.
Per quanto riguarda il secondo libro, riporto la recensione di Salvo Zappulla:
Tu non dici parole di Simona Lo Iacono, Giulio Perrone editore, pagg. 200, € 15,00. La Lo Iacono affronta i grandi temi della vita, della morte, dell’amore. La spiritualità, la fede, il bene e il male. Siamo in Sicilia, nel 1638, a Bronte. La plebe deve difendersi dalle carestie, dall’ignoranza, dalla fame e, per ultima, dal clero che sull’ignoranza del popolo edifica il proprio potere. Suor Francisca Spitalieri coltiva la sua unica ricchezza: le parole belle. Le cerca, le trova, le ruba, le regala per lenire sofferenze, per insegnare alla gente a difendersi dai soprusi. Le parole sono temute dai potenti, sono portatrici di un mistero arcano, sono magia e incanto, bestemmia e purezza. Chi non ne sa fare uso le combatte. E l’arcivescovo Angimbè per sbarazzarsi di Francisca la condanna al rogo. La Lo Iacono utilizza questa metafora per lanciare un messaggio, sembra voglia ricordarci che la comunicazione è la condizione primaria dell’essere umano. I pensatori danno fastidio ai potenti. Le opere di Pitagora furono bruciate ad Atene, nel lontano 411 A.C. Il primo imperatore Cha Huang-ti ordinò la distruzione di tutti i libri esistenti in Cina; così come i nazisti bruciarono i libri contrari allo spirito germanico. L’imperatore Caligola condannò al rogo i libri di Omero e Virgilio. Diocleziano fece bruciare tutti i libri dei cristiani.”Tu non dici parole” è un romanzo sospeso tra misticismo e superstizione, tra reale e fantastico, tra verità e leggenda, tra mistero ed esoterismo, che attrae nel suo vortice lento ed ammaliante. Il clima sospeso e rarefatto, impregnato di mistero; il ritmo incantatorio, una scrittura lirica e visionaria di presa immediata, che incide nell’animo dei lettori, lo stile personalissimo e inconfondibile, ne fanno il prezioso atto di battesimo di una scrittrice destinata a far parlare di sè.
Simona Lo Iacono, nata a Siracusa nel 1970, laureata in giurisprudenza, ha curato una collaborazione con giornali letterari del catanese e del siracusano specializzati in letteratura. Da 11 anni è giudice presso il tribunale di Siracusa. Attualmente dirige la sezione distaccata di Avola. Ha partecipato a vari concorsi letterari e ha pubblicato alcuni racconti e poesie in antologie. Un suo racconto, “I semi delle fave”, ha vinto il premio edito dal convegno “Scrivere donna 2006″ ed è stato pubblicato da Romeo Editore nella collana “Scripta manent”. Cura una rubrica che riguarda i rapporti tra diritto e letteratura sul blog “Letteratitudine” di Massimo Maugeri, scrive recensioni e saggi letterari.
Su Letteratitudine, a questo indirizzo, troverete post e commenti: