PACI-E-AMICI a Palazzolo Acreide

novembre 13, 2010

 

 

Il circolo culturale Gabriele Judica ha ospitato ieri sera a Palazzolo Acreide il poeta vittoriese Pippo Di Noto.

Una serata raccolta e calda all’insegna della poesia.

Introdotto dal poeta Fabio Messina, che ha letto Tibet nella versione dialettale, Di Noto ha percorso brevemente la propria produzione. Dagli inizi de I trafichi ra nanna (1990), e Rimmi pueta (1991), fino a Siti di paci (2004) e Paci e amici (2008), ultima silloge  in ordine di tempo.

Le attività dell’artista spaziano però in altri ambiti artistici, per cui l’attento pubblico ha potuto apprezzarlo in veste di paroliere ascoltando la canzone A pùddira ccâ stidda, portata al successo dai Talèh e contenuta nel loro album Ratapuntu, e l’ancora inedita Jorna ri Pruvenza, cantata da Vincent Migliorisi.

Il poeta ha inoltre letto un testo inedito, Viraggio, in procinto di essere musicato.

Sono stati poi proiettati i corti Senza terra, in cui il poeta appare in veste di attore, e Moca Toca Express, di cui invece  ha curato la regia, girato alla libreria Saltatempo di Ragusa e interpretato da Fabio Messina.

 

 

 

 

 


L’articolo su “La Sicilia” di oggi

gennaio 20, 2010

 

PACI E AMICI NEI VERSI DI PIPPO DI NOTO

Vittoria. Una raccolta di ventisette poesie presentata nella sala Mandarà e insignita del premio «Martoglio»

C’è un bambino su una bici che con il vento tra i capelli si lancia nella discesa di una via di un quartiere antico.

C’è un bambino che si arrampica sui muri alti per prendere un pallone, che, d’estate, si tuffa nella “gebbia” anche se non sa nuotare. Quel bambino ha

il cuore di un poeta, adesso adulto, che ripensa a “quando la vita non faceva paura”. E’ Pippo Di Noto, residente a Ragusa, ma poeta vittoriese di lingua e di

nascita. Nella sua città il poeta è tornato sabato 16 gennaio a Sala Mandarà, ai soci e agli amici presenta e regala la sua ultima silloge “Paci e Amici”, una raccolta

di ventisette poesie insignite del pregevole riconoscimento del Premio “Martoglio”.

“Per avere saputo codificare creativamente la lezione attuale della lirica neodialettale italiana alla linea di rinnovamento siciliana con particolare riferimento

alle specificità etno- letterarie”, scrive nella prefazione alla silloge il presidente della giuria Salvatore Di Marco.

E’ spettato al regista ibleo Gianni Battaglia leggere alcune poesie della silloge. Sceglie le più dense di significato, sceglie anche quella che dà il titolo alla raccolta “Paci e amici”: un dialogo tra un poeta credente e il suo Dio, il Dio di “Tabor”: il verbo.

“Grato a Dio – dice il poeta – per avergli dato il dono della poesia con la quale riesce a dare senso alla vita, quella vita che gli ha donato e che sempre un significato non sembra averlo”. Ecco cosi si può essere “Paci e Amici”, non chiedere altro, perché avere avuto il dono magnifico della parola.

Che la poesia possa compiere tanti miracoli, Pippo Di Noto, ne è consapevole, tanto da dire “che prima di mettersi a scrivere era buio, e ora che ho finito di scrivere, s’è fatto giorno”.

Ma per questo poeta ibleo, dono ancora più bello è il potere fare poesia nella preziosa lingua dei suoi avi e delle sue memorie. Un patrimonio etnico di suoni

e di parole dalla forte identità da custodire e proteggere per sempre.

 DANIELA CITINO

  per l’articolo originale: http://giornale.lasicilia.it/giornale/2001/RG2001/RG/RG04/navipdf.html

 

 


Presentazione PACI E AMICI a Vittoria

gennaio 12, 2010

 

Il 16 gennaio 2010

alle ore 16.30

a VITTORIA

sala Emanuele Mandarà

via Cialdini 1 (ex Pescheria)

verrà presentata la silloge Paci -e -amici

di Pippo di Noto

Relatori:

ELISA MANDARA’

DANIELA CITINO

GABRIELLA ROSSITTO

GIANNI BATTAGLIA leggerà alcune poesie della raccolta.

Saranno eseguiti brani in dialetto dal duo Fiammetta e Serena Poidomani

Associazione “Cultura è Vita”

Presidente Prof.ssa Dora Piccione Morana


Paci e amici: la presentazione

ottobre 31, 2009



La presentazione di Paci e amici, la silloge dialettale di Pippo Di Noto, ha avuto luogo nell’affollatissima sala del Centro Servizi Culturali, a Ragusa.

Il giornalista e poeta Emanuele Schembari, direttore del Centro, ha introdotto gli ospiti.

Si sono susseguiti gli interventi dell’assessore Mimì Arezzo, di Totò Battaglia (presidente di Officina 90), dell’editore Salvatore Fava e di Salvatore Occhipinti.

L’articolata relazione di Elisa Mandarà, scrittrice e giornalista, ha collocato la poesia di Pippo Di Noto nel panorama della lirica dialettale del secondo ‘900, ritrovando radici illustri in Quasimodo con il suo Lamento per il Sud. Senza scadere nell’oleografia o nel bozzetto di maniera, la poesia dell’autore mantiene un registro colloquiale e intimo, riuscendo a far convivere impegno e ricordo, denuncia sociale e interrogativi che sono propri dell’uomo.

Il mio intervento ha isolato i temi ricorrenti nella silloge, dando particolare risalto al valore della parola.

La scrittrice e giornalista Silvia Ragusa ha infine intervistato Pippo Di Noto sulla natura della sua poesia in rapporto all’uso della lingua dialettale.

L’attore e regista Gianni Battaglia ha letto con grande partecipazione alcune poesie tratte dalla raccolta.

Affido la conclusione di questa breve nota alle parole dello stesso poeta, protagonista della riuscita serata, che ha citato un proverbio giapponese:

Chiunque ti attraversi la strada si porta dietro un pezzo di te.


PACI E AMICI

ottobre 29, 2009

domani, 30 ottobre 2009

Presentazione della silloge in dialetto siciliano

Paci-e-amici

di Pippo Di Noto

Officina 90 è una delle  associazioni  promotrici dell’evento che si terrà alle ore 18 presso il CSC, in via Diaz. 

 

Interverranno i Presidenti delle associazioni

Officina 90 (Salvatore Battaglia), CSC, Gruppo Mario Gori,

e l’Editore Salvatore Fava.

 

 Relatori:

Emanuele Schembari, Direttore CSC, giornalista poeta

Elisa Mandarà, docente, giornalista, saggista

Silvia Ragusa, docente, giornalista, poeta

Gabriella Rossitto, docente, poeta



 Gianni Battaglia leggerà alcune poesie della raccolta.

 

 

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Presentazione di Paci-e-amici

ottobre 20, 2009

 

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venerdì 30 ottobre 2009

Presentazione della silloge in dialetto siciliano

Paci-e-amici

di Pippo Di Noto

Officina 90 è una delle  associazioni  promotrici dell’evento che si terrà alle ore 18 presso il CSC, in via Diaz. 

 

Interverranno i Presidenti delle associazioni

Officina 90 (Salvatore Battaglia), CSC, Gruppo Mario Gori,

e l’Editore Salvatore Fava.

 

 Relatori:

Emanuele Schembari, Direttore CSC, giornalista poeta

Elisa Mandarà, docente, giornalista, saggista

Silvia Ragusa, docente, giornalista, poeta

Gabriella Rossitto, docente, poeta



 Gianni Battaglia leggerà alcune poesie della raccolta.

 

 

 

 

 


PACI E AMICI

giugno 22, 2009

PACI E AMICI

Pippo di Noto

Libroitaliano Word Edizioni

2008

Silloge inedita vincitrice del Premio Martoglio – Grotte, 2007

Silloge edita vincitrice del Premio Ignazio Buttitta – Favara, 2008

Menzione speciale di merito al Premio “Ciccio Carrà Tringali” – Lentini, 2009

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C’è spazio, in questa piccola silloge di appena ventisette poesie, per un universo intero di sentimenti.

La poesia di Pippo Di Noto ha il respiro delle nostre radici e al contempo della modernità. Parla di piccole e di grandi cose, dei valori, degli affetti, non disdegnando i problemi dell’oggi.

È una poesia che tenta di arginare il disordine del mondo, per renderlo leggibile, per restituirgli senso.

In Paci-e-amici, le parole hanno un potere straordinario, sono

ponti ca ncucciunu isuli

e terri ccô cielu

e stiddi e cumeti”

Riordinare il mondo, dicevamo,  in un gioco sapiente:

“Iu cci jucaiu

i mmunziddaiu

i miegghju scartaiu

e cci riesi viersu.”

E, come si afferma nella bellissima Majaria, il potere della poesia è quasi arcano, è più efficace della magia, è incantamento che cambia l’esistenza:

“Eni a puisia

ca runa e leva

a vita

e fa campari

macari

duopp’a morti”

E se a colui che se ne fa tramite regala l’immortalità, anche chi la legge muta il corso del proprio destino, perché il poeta è un mago:

“U fattucchieri

ntrizza

li palori

e a cu li leggi

cci canciunu

a sorti”

Chi potrebbe smentire questo assunto? La poesia ha davvero una forza straordinaria, soccorre e cura, lenisce e consola, ma può pure infiammare e accendere tempeste.

Così il poeta  (in Comu m-pianista u poeta) è anche tramite dell’indicibile, uno strano pianista che, immerso nelle note, spesso ne è talmente preso da non tradurle in suoni:

“Se sulu putissimu sèntiri

ssi viersi aruci

ca fuorru pinzati e mai scritti”

In Appriessu, tornano protagoniste le parole, da ricomporre ad arte anche per dare voce all’amore inespresso:

truari palori

r’arrizzittari

ppi-ddari aria e vuci

a ss’amuri furiusu”

E ancora strade di parole in Ti piacissi, da percorrere per una fuga d’amore, desiderio fuori dal tempo di cui nessuno abbia sentore:

“Appriessu ti vulissi

(e ti piacissi)

ppi strati di palori disgrazziusi

di chiddi ca nu mmanu a nudda banna”

perché le parole rappresentano la libertà dal perbenismo, dall’ipocrisia, rompono ogni vincolo.

L’amore trova voce in Sunettu d’amuri, di ispirazione nerudiana:

“t’amu senza sapiri

comu e-quannu

accussì ssulu iu

ti sacciu amari”

 

Altro tema ricorrente è quello dell’infanzia, della nostalgia per ciò che non c’è più, per luoghi, volti, sensazioni che

“u vientu ntrubbulu”

ha spazzato via per sempre (Suonnu).

In A li voti torna il ricordo del tempo in cui tutto era possibile, in cui la vita era gioco; si va col pensiero a

“quannu la vita

nun facìa scantari”

ed è un ricordo che ora fa ridere e piangere insieme, ma si può attingere forza dal passato per affrontare il presente:

“e -pigghiu curagghiu

e-ttuornu a-ttaliari lu suli”.

Gli oggetti stessi

“naca

pupa di pezza

cavadduzzu”

si fanno icone del tempo perduto in Suffitta, e contrassegnano i confini di una preziosa “isola di pace” in cui ritrovare se stessi.

Non mancano, come si accennava in apertura, i temi di attualità: in Mutamientu, dove la politica sconvolge il quotidiano; in Amiantu, assassino che in nome del progresso uccide silenziosamente; in Autru ca frati, poesia  toccante sulla tragedia dei migranti, anime disperate che, spinte dal bisogno, spesso non trovano il futuro vagheggiato; in Avota Ggela, infine, in cui si innalza il grido di una terra abitata anche da gente onesta.

Il misticismo, il desiderio di ritrovare un cuore e occhi puri, si esprime in Tabor e Assisi. Da quest’ultima, i versi più belli, dedicati alla figlia:

“Vulissi virri u munnu

cchè so uocci

ccu ss’uocci ca nun scruòpinu filini”

E proprio gli affetti familiari risultano essere il nucleo della raccolta: l’amore per il padre (Canciu, Vaju fora), l’amore per la piccola Silvia, che ha l’urgenza di “lassari a nzinca”, per dimostrare quanto è smisurato (A Silvia).

Originale l’idea del padre-bagnino (ô mari), che vuole preservare i figli dalle brutture del mondo, che si adopera per trarli in salvo dalle insidie della vita:

“…li cunnuciu

unna si tocca”

Ma vorrei chiudere con quella che ritengo la cifra della compatta e matura silloge di Di Noto, la riflessione sulla parola, sul suo potere di ferire e costruire, di diventare rifugio e calore, di sfidare l’eternità con discrezione:

“Palori…

ca vincin’u tiempu:

sori sori”