A Palazzo Platamone, a Catania, il 19 giugno, è stata presentata la silloge poetica dialettale Pinsera, di Alessandro Giuliana, vincitore dell’edizione 2011 del Premio Martoglio di Grotte (Ag).
Ha aperto la serata il duo di chitarristi Roberto Funzio e Alfredo Longo, con un omaggio a De Gregori, a De André, e poi alla musica napoletana e siciliana.
Aristotele Cuffaro, ideatore del Premio, ha presentato la decima edizione del concorso, ricordandone la data di scadenza fissata per il 30 giugno. La premiazione avverrà in luglio a Grotte con l’assegnazione di premi speciali a grandi personaggi di prestigio del mondo dello spettacolo.
Dopo i saluti dell’assessore alla Cultura di Grotte, Salvatore Rizzo, il curatore della prefazione del volume, edito da Medinova, Alfio Patti, ha sapientemente delineato la poetica di Giuliana.
Dopo aver chiarito le sfumature dei termini dialetto, vernacolo, lingua, a proposito del siciliano, ha puntato subito alla poesia di Giuliana che ha una forte valenza sociale, di denuncia e di accusa: sicuramente i giovani hanno il diritto, anzi il dovere, di cambiare il mondo.
Emerge l’attenzione ai diseredati, ai migranti, ai poveri, mentre viene meno la fede nella politica e resta solo la fede in Dio. Quando muore l’uomo, muore Dio, dice Giuliana, quando ci si dimentica cioè dell’umanità non si può più sollevare lo sguardo verso il cielo, e dunque occorre riportare l’uomo al centro di tutto, usando la parola come scudo e spada: la poesia, afferma Patti, è l’unica arma utile contro l’appiattimento e la violenza.
Lo stesso autore ha declamato i propri versi, con la forza e la passione che lo contraddistinguono, chiarendo anche alcuni aspetti della propria scrittura:
“Mi piaci stari nt’a pignata” –ha affermato- “non odio il mondo, amo la vita, l’uomo è multiforme e la varietà è meravigliosa”.
Aristotele Cuffaro ha infine ribadito che, in un mondo senza valori in cui i giovani non si riconoscono e non hanno punti di riferimento, la poesia di Alessandro Giuliana ha in sé un messaggio sociale forte.
Dalla prefazione di Alfio Patti: “… i Pinsera vanno e vengono e la mano scorre sul foglio bianco e i pensieri diventano parole e le parole si fanno musica per cantare la speranza di un mondo nuovo”.